Evoluzioni tecniche e principio di precauzione

Di fronte alle applicazioni tecnologiche di nuove scoperte viene spesso invocato il “principio di precauzione”. Si tratta di un’attitudine sacrosanta: quando si passa da prove effettuate in condizioni di laboratorio, dove la nuova tecnologia è stata utilizzata da un ristretto numero di persone che ci si aspetta fossero consapevoli dei possibili rischi, ad un uso di massa di una tecnica che porta ad un uso diffuso e talvolta quasi inconsapevole, è necessario conoscere i rischi connessi.[1]

Per citare uno degli esempi classici di questi ultimi basti pensare ai raggi X, che hanno rivoluzionato la medicina (e hanno avuto grande impatto sulla ricerca in fisica, chimica e biologia), ma al momento della scoperta, fine XIX secolo, non si è realizzato subito la pericolosità della tecnica, accanto ai potenziali vantaggi che invece sono apparsi subito evidenti. Si scoprì però nel giro di pochi mesi dalla scoperta [2] che le radiazioni ionizzanti possono indurre danni permanenti gravi ai tessuti biologici e da allora le esposizioni ai raggi X vengono limitate, nei limiti del possibile.

Accanto all’utilizzo razionale del principio, sono però diventati frequenti quelli pretestuosi. Si va diffondendo l’abitudine di invocare il principio di precauzione per bloccare l’applicazione (talvolta addirittura lo sviluppo) di tecniche nuove, evocando la possibilità di fantomatici possibili rischi futuri, senza magari neppure suggerire di che tipo di rischi si possa trattare. In questo c’è spesso un comprensibile atteggiamento psicologico di rifiuto della novità, un ancoraggio a quel che si è sempre fatto in un certo modo e che per questo è meglio non cambiare, ma talvolta è invece un tentativo strumentale di opporsi con ogni mezzo a uno sviluppo non gradito. Pensiamo al caso dei vaccini contro il Covid sviluppati con una velocità e uno sforzo che non ha precedenti nella storia.[3] Nonostante, prima di essere commercializzati, siano stati testati su un campione molto grande di soggetti e siano ormai stati utilizzati su alcuni miliardi di persone, è rimasta una corrente di irriducibili cosiddetti No-Vax (si vedano, a titolo di esempio, alcune opinioni fortemente critiche[4]). Di fronte all’obiezione che non conosciamo i potenziali effetti dannosi a lungo termine (10-20 anni o più) dei vaccini contro il Covid-19 non si può che far osservare che se avessimo atteso 10 o 20 anni dopo la sperimentazione per procedere alla vaccinazione di massa, questa sarebbe diventata inutile e nel frattempo un grande numero di persone sarebbe morta per il Covid o per i suoi effetti.

Un altro esempio recentissimo (trascuro l’argomento OGM, dedicato al quale c’è un capitolo a parte) è quello della cosiddetta “carne sintetica”.[5] Questa ancora non è commercializzata in Europa,[6] ma si sta sviluppando una corrente di pensiero contraria a che venga messa in vendita.[7] E si consideri che non si propone certo di obbligare qualcuno a mangiare questa carne, ma sarebbe una libera scelta del consumatore. In questo caso invocare il principio di precauzione non si applica, non si capisce che danni sulla salute potrebbe portare a lungo termine una bistecca, composta da cellule animali, diversi di quelli che eventualmente comporta il mangiare la bistecca tagliata dal muscolo di un bovino ucciso a questo scopo. Il giorno in cui la tecnologia fosse stata ulteriormente sviluppate e fosse conveniente da un punto di vista sia economico che ecologico, chi non desidera mangiarla non sarà costretto a farlo.


[1] https://filosofiainmovimento.it/il-principio-di-precauzione-e-lemergenza-covid-19/

[2] https://www.ensi.ch/it/2016/11/30/serie-sulla-radioprotezione-la-scoperta-dei-raggi-x/

[3] https://www.infovac.ch/it/infovac/attualita/968-vaccini-contro-covid-19-elenco-degli-studi-clinici e

https://www.epicentro.iss.it/vaccini/covid-19-sviluppo-valutazione-approvazione

[4] https://ilmanifesto.it/i-tempi-stretti-allentano-il-principio-di-precauzione

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/11/01/ansa-intervista/medico-no-vax-testa-altanon-sono-untore_ab772595-8567-4aef-8bd8-625ad540d077.html

https://www.altalex.com/documents/2022/03/18/il-tribunale-di-pistoia-da-ragione-al-genitore-no-vax

[5] Non si tratta in realtà di carne “sintetica”, un termine che richiama la sintesi chimica, ma di carne “artificiale”, prodotta partendo da colture cellulari che vengono fatte crescere.  Si veda, ad esempio: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/carne-artificiale-che-cos-come-si-produce-dove-si-puo-gia-mangiare-tutti-pro-contro/78c81176-4ecc-11ed-8304-dc6918921d5f-va.shtml

[6] Per ora il prezzo è ancora più alto di quello della carne ottenuta dall’animale macellato.

[7] L’opposizione principale viene comprensibilmente da Coldiretti, ma numerosi uomini politici si sono già accodati.

Technical evolutions and the precautionary principle

 

The “precautionary principle” is often invoked when people are facing the technological applications of new scientific discoveries. It is a sacrosanct attitude: when one moves from tests carried out under laboratory conditions, where a new technology was used by a small number of people who are expected to be aware of the potential risks, to a mass use that leads to widespread diffusion, it is necessary to be aware of the potential risks involved.

To mention one of the classic examples of the latter, just think of X-rays that have revolutionized medicine (and have had a great impact on research in physics, chemistry and biology). At the time of discovery, at the end of the 19th century, the danger of the technique was not immediately recognized. However, it was realized within a few months of the discovery that ionizing radiation can cause serious permanent damage to biological tissues, and since then exposures to X-rays are limited as much as possible.

Alongside the rational use of the principle, however, pretentious ones have become frequent. The habit of invoking the precautionary principle to block the application of new techniques is spreading, evoking the possibility of imaginary possible future risks, perhaps without even suggesting what kind of risk it might be. In this there is often an understandable psychological attitude of refusal of the novelty, an anchorage to what has always been done in a given way and that it is better not to change. Sometimes it is instead an instrumental attempt to oppose by any means to an unwelcome development.

Let’s think about the case of vaccines against Covid, developed with a speed and an effort that is unprecedented in history. Although, before being marketed, they have been tested on a very large sample and have now been used on some billion people, a current of irreducible so-called No-Vax remained. Faced with the objection that we do not know the potential harmful long-term (10-20 years or more) effects of vaccines against Covid-19, one can only point out that if after the experimentation we had waited 10 or 20 years to proceed with mass vaccination, vaccines would have become useless and in the meantime a large number of people would have died from Covid or from its effects.

Another very recent example (I neglect the GMO topic, to which there is article dedicated) is that of the so-called “synthetic meat”. It is not yet marketed in Europe, but a current of thought is developing against the fact that it is being put up for sale. And consider that nobody certainly proposes to force someone to eat this meat, but it would be a free choice of the consumer. In this case invoking the precautionary principle does not apply. I cannot imagine which kind of long-term damage to health could lead a steak composed of animal cells, different from those that possibly involves eating a steak cut from the muscle of a cattle killed for this purpose.

The day the technology would be further developed and becomes convenient both from the economic and ecological point of view, those who do not want to eat it will not be forced to do so.